\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Lorenzo il Magnifico (Firenze 1449 - Careggi 1492) fu uomo-simbolo del mecenatismo delle corti rinascimentali e ôago della bilan
cia dÆItaliaö, per la sua capacitα di rendere determinante la potenza politica di Firenze per lÆequilibrio delle forze della penisola. La salute malferma, lÆimpegno politico, la cura continua degli affari della sua casa, per lÆinteresse economico della q
uale il tesoro pubblico fin∞ col confondersi con le finanze private dei Medici, non gli impedirono di partecipare con gusto e fervore a quella vita tipicamente rinascimentale di cultura, di splendori e di feste, della quale in Firenze fu il solerte anima
tore. Intorno a lui si form≥ un circolo di poeti, di artisti, di filosofi che egli sovveniva e di cui era amico: i tre fratelli Pulci, soprattutto il maggiore Luigi, il Poliziano, il Verrocchio, il Pollaiolo, Giuliano da Sangallo, Filippo e Filippino Lip
pi, \b \cf4 \ATXht12341 Sandro Botticelli\b0 \cf0 \ATXht0 , Ficino, Landino, Pico della Mirandola, Benozzo Gozzoli, Benedetto da Maiano, Mino da Fiesole, per ricordare solo alcuni. Certo il mecenatismo fu per Lorenzo anche arte di governo, oltre che sinc
ero bisogno della sua anima. Ricche la sua biblioteca e la collezione di gemme, cammei, bronzi, statue. Per lui Giuliano da Sangallo costru∞ la villa di Poggio a Caiano e il castello di Poggio Imperiale. Da lui furono chiamati allo studio di Firenze e di
Pisa i pi∙ famosi maestri di filologia, filosofia, diritto. Mai Firenze era apparsa cos∞ fervida di operositα di studi e dÆarti come al suo tempo. Egli stesso, pur tra le molteplici cure di politica e di amministrazione, partecip≥ a siffatta operositα.
La sua intensa attivitα letteraria fu non giα subordinata ma congiunta, come disse \b \cf4 \ATXht12331 Machiavelli\b0 \cf0 \ATXht0 , con lÆattivitα politica. Nel 1476 raccolse antiche rime, specie stilnovistiche, e le invi≥ a Federico dÆAragona con una l
ettera critica, quasi certamente opera del Poliziano. Negli anni successivi, probabilmente tra il 1482 e il 1484, raccolse 41 dei suoi sonetti, legandoli insieme con un \i Comento\i0 in prosa, a somiglianza della \i Vita Nuova\i0 : in questo narra come
alla vista di una bellissima donna morta (Simonetta Cattaneo) gli si accendesse in cuore il desiderio di un altissimo amore e come dopo qualche tempo sÆinnamorasse di una donna ancor pi∙ bella e gentile dellÆaltra (Lucrezia Donati). Rime e commento sono
ispirati alle idee dellÆamor platonico filtrate attraverso Petrarca, Landino, Ficino, ma non mancano notazioni psicologiche e motivi poetici originali. Una disputa filosofica con Ficino sul sommo bene sono i 6 faticosi capitoli dellÆ\i Altercazione\i0 ,
scritta, almeno nella sua prima redazione, intorno al 1473-74. E un concetto platonico dellÆamore Φ anche alla base delle due vivaci \i Selve dÆamore\i0 composte, con ogni probabilitα, dopo il 1486: specialmente nella seconda abbondano elementi figurati
vi e realistici. Da Ovidio e dal \i Ninfale fiesolano\i0 di Boccaccio trae origine il poemetto \i Ambra\i0 anchÆesso composto dopo il 1486, in cui si narra come la ninfa Ambra, amata dal pastore Lauro, inseguita dal fiume Ombrone, sul punto dÆesser rag
giunta, Φ trasformata in una rupe, quella su cui sorgeva la villa medicea di Poggio a Caiano. Tutto ricalcato sui classici, ma originariamente rivissuto, Φ il \i Corinto\i0 , anchÆesso scritto forse intorno al 1486, lamento rusticano in terzine in cui il
pastore Corinto invita la riluttante Galatea ad amare, perchΘ la giovinezza presto fugge: nella chiusa Φ la famosa descrizione di un roseto in fiore. Idillio rusticano Φ la \i Nencia da Barberino\i0 scritta quasi certamente prima del 1470, di cui alcun
i gli hanno negato la paternitα: qui, per≥, il modello non Φ pi∙ letterario e classico, ma popolaresco. Ricca di scenette e figure dal vero Φ lÆ\i Uccellagione di starne\i0 , essa pure composta assai probabilmente nella prima giovinezza e pi∙ nota col ti
tolo di \i Caccia col falcone\i0 ; e opera giovanile Φ anche il \i Simposio\i0 , una rassegna dei pi∙ famosi bevitori fiorentini del tempo (il titolo \i I beoni\i0 , o pi∙ esattamente \i Capitoli dÆuna historia di beoni\i0 , sembra dovuto a un copista),
dove lÆarguzia caricaturale Φ in generale riuscita. Fresche e vive nella loro leggerezza le \i Canzoni a ballo\i0 , la prima delle quali risale al 1467. Tra i \i Canti carnascialeschi\i0 , alcuni dei quali Lorenzo compose forse prima del 1486, il \i Trio
nfo di Bacco e Arianna\i0 (1490) Φ un capolavoro: perfetta Φ la fusione tra elementi culturali e sentimento vivo della vita che fugge. Vivacissima la novella in prosa in cui narra il tiro furfantesco giocato da un giovane fiorentino a un gonzo senese. A
llevato nella religione dalla pia madre e da Gentile Becchi, cui poi procur≥ il vescovato, scrisse anche \i Laudi\i0 , certamente non mentite, e la \i Rappresentazione di San Giovanni e Paolo\i0 , rappresentata per la prima volta il 17 febbraio 1491, sul
la persecuzione dei cristiani da parte di Giuliano lÆApostata fino alla morte di questo. Espertissimo e raffinato letterato, talvolta anche genuinamente poeta, Lorenzo contribu∞ in primo piano al passaggio dellÆumanesimo da latino in volgare, che Φ il fa
tto storicamente pi∙ notevole del secondo Quattrocento.
